Come annunciato nella precedente recensioni, ho letto a ruota anche il secondo capitolo delle indagini di Teresa Battaglia.
Dopo “Fiori Sopra l’inferno” eccoci dunque a parlare di “Ninfa Dormiente“. Questa volta non ci sono corpi ritrovati, o meglio non in principio, ma un quadro.
Un’opera risalente all’aprile del 1945 opera di un partigiano della Brigata Garibaldi, Alessio Andrian, che da allora vive in un mutismo e un’immobilità imposta da se stesso a causa di un grave trauma subito. L’opera affascina per la sua stupenda bellezza ma nasconde un particolare macabro.
E’ realizzato con sangue umano e più precisamente con sangue e tessuto cardiaco. Alessio ha dunque ucciso la sua musa per realizzare la sua opera più importante?
Teresa dovrà risolvere questo mistero. Un caso definito “cold case” ,e visto il tempo trascorso, difficilmente i testimoni o il colpevole saranno rintracciabili. Questo non scoraggia la nostra Commissario che con l’aiuto della sua squadra e dell’instancabile Marini arriva in Val Resia al confine con la Slovenia.
Questo è il luogo in cui tutto è avvenuto e dove la “Ninfa Dormiente” è stata realizzata. Una valle molto particolare con una popolazione autoctona molto precisa che nel tempo non si è uniformata al resto del territorio nazionale.
Questo dettaglio aiuta Teresa nel fare luce sulla serie di avvenimenti che la conducono a una storia familiare unica e a un mondo mistico e dedito alla natura che sembrava essersi perso nel tempo. In tutto questo troviamo anche la soluzione ai misteri che fanno del Commissario e dell’Ispettore due figure così simili.
Marini affronta il suo passato per poter vivere il suo futuro e Teresa prova a non perdere il suo passato per poter avere una sorta di futuro.
Anche in questo libro c’è un’idea di base molto interessante e un’ambientazione affascinante, ma ci si perde e ci si annoia nelle infinite descrizioni non necessarie.
La scoperte della Val Resia e dei suoi abitanti è un vero colpo da maestro che indica quanto la nostra Autrice si impegni nelle ricerche dietro ai suoi testi, peccato che nello svolgimento si perda in filosofie e puntualizzazioni che fanno perdere interesse e distraggono dal ritmo incalzante che un thriller o giallo dovrebbe avere. In alcuni punti questo pathos si trova e devi correre subito al capitolo successivo, peccato che poi ti ritrovi a leggere di qualcosa che non centra con il mistero che volevi risolvere.
Nell’indagine sulla “Ninfa Dormiente” ci si imbatte anche in misticismo e “magia” di un tempo lontano. Ritrovamenti dell’Europa antica di millenni nel passato e di chilometri di distanza. Questo aspetto inserito così nel finale e poco sviscerato è un esempio di quello che intendo quando parlo di idee molto interessanti e frutto di ricerche che però non vengono sfruttate a dovere.
Ovviamente anche qui non farò spoiler perchè nonostante la mia recensione è giusto che ognuno si faccia una sua idea e possa avere la possibilità di leggere e magari apprezzare qualcosa che io invece non ho trovato così emozionante. Una cosa però la voglio dire.
Il finale mi è parso scontato e un filino privo di senso. Mi sono ritrovata a immaginare chissà quale mistero e invece…
“Ci sono vite che nascono già contaminate. In loro è riposto un seme che si farà spazio rubandolo all’anima. Genererà sogni che appartengono ad altri e paure che appartengono ad altri. E’ un attecchimento lento e inarrestabile come una malattia degenerativa, una devastazione tranquilla.“
“Ci sono vite che non sono vite: sono solo l’immagine, distorta e appannata, di altre.”