Le Otto Vite di Una Centenaria Senza Nome di Mirinae Lee

Dal nostro Book Club "I Libri di Alice" la Recensione del Libro di Marinae Lee "Le Otto Vite di Una Centenaria Senza Nome"
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Dal nostro Book Club "I Libri di Alice" la Recensione del Libro di Marinae Lee "Le Otto Vite di Una Centenaria Senza Nome"

Le Otto Vite di Una Centenaria Senza Nome di Mirinae Lee. Quante vite può vivere una donna? Tutte quelle necessarie alla sua sopravvivenza.

Mirinae Lee è nata e cresciuta in Corea del Sud, attualmente vive a Hong Kong con il marito e i due figli. Dopo aver pubblicato alcuni racconti su riviste letterarie, è approdata al romanzo con “Le otto vite di una centenaria senza nome” edito da Nord editori nel gennaio del 2024.

Scrivere questa recensione non è facile. Mi sono imbattuta in questo romanzo quasi per caso e il titolo come la copertina mi hanno molto incuriosito.

Le otto vite di una centenaria senza nome” è una frase completa che può portare in sé molti significati diversi e quindi aspettative diverse su quello che si pensa di trovare tra le sue quattrocento pagine.

“Le otto vite di una centenaria senza nome” un Mondo Lontano

Iniziamo con il dire che ci troviamo in un territorio molto lontano da noi e dal nostro modo di vivere. Il romanzo infatti si sposta tra la Corea del Sud e quella del Nord. Il tempo è anch’esso lontano essendo la nostra protagonista una centenaria. 

Partiamo infatti da una struttura per anziani la Golden Sunset specializzata in gestione di pazienti con l’alzheimer e da un’impiegata che, a seguito del suo divorzio e del suo cambio di vita, decide di dare una voce agli ospiti della struttura affinché possano raccontare da sé la propria vita redigendo per loro il necrologio che desiderano sia edito dopo la loro morte.

Incontra così la Signora Mook Miran che però sembra da subito molto più lucida degli altri anziani. Come da copione l’impiegata chiede tre parole per riassumere la loro vita e la signora Mook risponde che in realtà le servono otto parole perché otto sono state le sue vite. 

le otto vite di una centenaria senza nome 1

“…Schiava. Artista della fuga. Assassina. Terrorista. Spia. Amante. E madre..”

Ne elenca sette…non lascia indizi sull’ottava. Da qui inizia un racconto nel racconto nel quale la Signora Mook snocciola avvenimenti che descrivano le sue sette parole e che spaziano dai tempi della sua infanzia, alla guerra di Corea, alla Seconda Guerra Mondiale fino ai giorni nostri.

La storia non è in ordine cronologico e nemmeno sempre dal punto di vista della protagonista. In tutte le sue vite però la Signora Mook racconta un pezzo di storia della sua Corea (prima unica poi divisa) e di come le varie occupazioni e guerre l’abbiano cambiata. 

“…Si accorge, da sopravvissuta a due guerre, di aver completamente dimenticato cosa sia un sorriso sincero…”

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Le Otto Vite di Una Centenaria Senza Nome, un Femminismo Alternativo

Argomento chiave su tutti è la condizione femminile sempre volta alla sopravvivenza a tutti i costi soprattutto in situazioni come l’episodio della sua infanzia e della sua reclusione nelle famose “Case del Conforto”. 

In queste strutture le giovani ragazze venivano rapite per strada e costrette a “soddisfare” i soldati giapponesi che occupavano la zona.

Scampata per sua fortuna a questa tratta si rifugia nel matrimonio e si innamora del marito gentile di una sua compagna ,non altrettanto fortunata, che è rimasta vittima del “conforto” giapponese. Con lui si illude di poter avere una vita che sia scelta da lei, ma nell’allora Corea del Nord non è possibile.

Tutti sospettano e tutti spiano e tutti riferiscono a qualcuno le mosse di qualcun altro e così anche la nostra Signora Mook si vede costretta a mettere le sue doti al servizio del regime con l’unico mirato intento di sopravvivere e salvare il marito e la figlia che hanno adottato. 

“…È uno sport nazionale: sospettare di tutti, spiare e denunciare. Li addestrano a farlo fin dall’infanzia. Cominciano già alla scuola elementare con l’ora di “purificazione”, un momento di autocritica durante il quale i bambini dovrebbero confessare atti e pensieri impuri commessi contro il partito, nonché riferire le malefatte di amici e vicini, che sono tenuti a osservare attentamente…”

Molti i dettagli di come il regime controlli il popolo dandogli però l’illusione di essere più libero rispetto al resto del mondo. Interruzioni di corrente e punizioni estreme per i reati non confessati o per la colpa di aver letto, guardato o ascoltato materiale proveniente dagli Stati Uniti.

Alla fine di tutto però la speranza della Signora Mook resta sua figlia e per lei compirà ogni sacrificio possibile per metterla in salvo e farle vivere la vita che lei non ha potuto scegliere. Forse è quella la sua ottava vita?

“…Quando le mani che dovrebbero proteggerti cercano di stritolarti, non ti vergogni di ricorrere ai denti che ti rimangono. Il veleno era, quant’è vero Dio, autentica democrazia, perché non discriminava le sue vittime: ricchi o poveri, comunisti o capitalisti, donne o uomini…”

Le otto vite di una centenaria senza nome” è un romanzo nel romanzo. Io l’ho trovato inizialmente complicato perchè non è subito chiaro come si intrecciano le varie vite e quale sia la protagonista che si collega al nostro filo. Si tratta di un filo molto sottile che si nasconde tra le parole ma esiste.

In “Le otto vite di una centenaria senza nome” è molto interessante la parte storica culturale che viene descritta e che immagino essere molto affine alla realtà visto le ricerche eseguite dall’autrice. Forse alcune parti potevano essere approfondite, ma credo che vista la crudità di storie come quella della “Casa del Conforto” l’autrice non volesse caricare oltre.

 “Le otto vite di una centenaria senza nome” è forse la storia di ogni donna che nel corso della sua vita si ritrova a dover interpretare molti ruoli e forse alcuni sembrano essere racconti di una vita parallela. La Signora Mook mente e inganna praticamente tutti, ma l’intento non è mai malevolo.

Dietro le sue bugie ci sono motivazioni quali la sopravvivenza, la protezione, l’amore e il desiderio di un futuro migliore. 

“…Qualche volta l’inganno più grande di tutti, e anche il più misericordioso, è lasciarsi ingannare. Per l’altra persona rappresenta un conforto prezioso…”

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