Abraham Verghese, dopo il diploma allo Iowa Writers’ Workshop, nel 1994, ha scritto “My Own Country“, finalista al NBC Award, e “The Tennis Partner”, un New York Times Notable Book.
È medico, docente e vicepresidente del Dipartimento di Medicina presso la Stanford School of Medicine. Ha ricevuto la National Humanities Medal, cinque lauree honoris causa ed è membro della National Academy of Medicine e dell’American Academy of Arts & Sciences.
Pubblica con Neri Pozza “Il patto dell’acqua” (2023), scelto da Oprah Winfrey per il suo Bookclub. Altro grande successo letterario “La porta delle lacrime”, già uscito in America nel 2009, ha venduto oltre 1,5 milioni di copie.
“Il patto dell’acqua” è un enorme romanzo di 723 pagine. Ambientato in India nella costa meridionale di Kerala a Travancore nell’anno del signore 1900 e racconta le vicende di una famiglia che viene a formarsi dopo il matrimonio della giovane Mariamma ,di dodici anni, e di un vedovo di trent’anni padre di un bambino piccolo Jojo.
“…Le preoccupazioni di un padre finiscono davanti a un bravo marito. Prego che lui sia così. Ma di questo sono sicuro: lo stesso Dio che ha vigilato qui su di te, vigilerà su di te pure là, molay. Ce lo ha promesso nei Vangeli. Ecco, io sono qui con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo…”
Come da tradizione la ragazza viene portata a Parambil a casa del marito dove verrà istruita sulle mansioni di una donna sposata. Con sua grande sorpresa il nuovo marito si dimostra cortese e il piccolo Jojo si affeziona a lei come lei a lui.
Passano gli anni e la vita scorre nel territorio del Kerala con la sua moltitudine di fiumi e corsi d’acqua resi secchi per molto tempo e poi riempiti oltre misura dal periodo dei monsoni. Tutto intorno coltivazioni e duro lavoro per garantire a tutti uno stile di vita dignitoso. Alla nascita di una nuova vita il dolore per la perdita di Jojo, a causa del “morbo” che affligge la famiglia, tutto sembra riprendere il suo corso. Baby Mol però è diversa dagli altri bambini.
Parallelamente a Glasgow assistiamo alle vicende di un giovane Digby che nel 1919 vive con la madre la quale però ha un disturbo mentale importante che la porterà a lasciare il figlio prima del tempo. Digby non si lascia abbattere e intraprende la carriera medica e nel 1933 viene mandato in India per finire il praticantato in chirurgia.
A Madras incontra persone amichevoli e quando si innamora di Celeste, la moglie del suo superiore, tutto prende una piega diversa. Si ritrova a dover scappare e con vistose ferite sia nel corpo che nell’anima decide di dedicare quel che resta della sua vita alla cura del prossimo.
A Parambil la vita prosegue e Mariamma diventa Grande Ammachi (Grande Madre). Mette al mondo Philipose e prega perché suo figlio non sia affetto dal “morbo”. Per precauzione lo tiene molto lontano dall’acqua.
“…Si, vecchio mio, sì, occhi aperti su questa terra preziosa e sulla sua gente, sul patto stretto con l’acqua; l’acqua che lava i peccati del mondo, acqua che si raccoglie in torrenti, stagni, fiumi che scorrono verso il mare, acqua in cui io non entrerò mai…”
L’amato marito muore e lei si ritrova a essere la matriarca di una grande famiglia e di un grande lotto di terreno e di coltivazioni. Philippose è dedito allo studio, ma un problema di udito gli preclude la carriera universitaria. Incontra però Elsie e se ne innamora.
Con lei crea una famiglia meravigliosa a Parambil ma la tragedia colpisce ancora. Elsie fugge via e ritorna solo quando Baby Mol si ammala. In quell’occasione un’altra gravidanza sembra ricucire i rapporti con Philippose, ma dopo il parto e la nascita di Mariamma, Elsie scompare nel fiume.
La piccola Mariamma cresce con Grande Ammachi che la sprona a trovare una soluzione per il “Morbo” che affligge la famiglia. Diventa medico e dopo una serie di coincidenze della vita incontra Digby il quale nel frattempo ,divenuto anziano, si è dedicato alla cura dei lebbrosi nella struttura di St. Bridget centro aperto dal suo collega Rune.
“..E adesso la figlia è qui, in piedi nell’acqua che li connette tutti nel tempo e nello spazio, come ha sempre fatto….E’ il patto dell’acqua: sono tutti collegati dai loro atti, quelli commessi e quelli omessi, senza che possano sfuggirvi, e nessuno è solo…”
E’ molto difficile fare un riassunto di un libro del genere. “Il patto dell’acqua” ti travolge un po’ per via della mole un po’ per via della storia che si intreccia tra molti personaggi e in un arco temporale che va dal 1900 al 1977.
Percorriamo tre generazioni attraverso il tempo in un luogo così remoto come l’India di cui forse sappiamo poco (almeno io). Passiamo da tradizioni culinarie a stili di vita che evolvono nel tempo. Dalla lampade ad olio alla corrente, dai libri alla radio, dai cavalli alle macchine, dalle zattere alle imbarcazioni a motore, dall’analfabetismo all’istruzione insomma seguiamo il progresso e lo facciamo trovandoci davanti le lotte di classe, il colonialismo, le rivolte, le guerre, le carestie, le malattie e le superstizioni.
Tutto questo per raccontare la storia di una famiglia come penso ce ne fossero altre. Da sfondo la religione cattolica della congrega di San Tommaso con le sue regole e le sue convinzioni che segnano il modo di essere soprattutto dei più anziani e che fanno sempre meno presa man mano che i giovani crescono. La medicina che non volendo la fa da padrona in queste pagine.
A tratti forse un pochino troppo. Troviamo procedure e descrizioni accurate di malattie e cure e soprattutto la parte degli studi universitari di Mariamma si dimostra figlia della penna di un professore come Abraham Verghese. Dopotutto “Il patto dell’acqua” tratta una storia che è legata a doppio filo con i fiumi e i corsi d’acqua.
Da un lato il “Morbo” che prevede che la si eviti, dall’altro l’attesa per i monsoni e la sua importanza per le coltivazioni e la sopravvivenza. L’acqua forse è la vera protagonista di questo testo.
Personalmente ho trovato “Il patto dell’acqua” difficile all’inizio. Molti termini in indiano senza un rimando di traduzione mi hanno portata a scoraggiarmi e dopo la prima parte quasi volevo arrendermi. La seconda parte poi passa in un’altro tempo e in un’altro luogo con un’altro protagonista è mi sono un pochino spaventata. Volevo sapere di più sulla giovane Mariamma appena andata in sposa.
Quando poi ho capito che le storie in apparenza slegate si sarebbero intrecciate allora non sono più riuscita a staccarmi dalle pagine. “Il patto dell’acqua” si legge molto bene. Richiede una certa dose di attenzione per non perdere il filo tra i personaggi, i luoghi, i tempi e gli avvenimenti , ma vi assicuro che ne varrà la pena. Arrivati in fondo non vi riuscirete a staccare dalla copertina di fine libro. Ormai siete parte della famiglia di Parambil e siete cresciuti con Grande Ammachi.
“…Ricorda le parole del sensale Aniyan. Ogni famiglia ha dei segreti, ma non tutti i segreti sono intesi a ingannare….Questi patti segreti mantenuti dagli adulti nel corso della sua vita erano intesi a proteggerla. Quello che definisce una famiglia non è il sangue ma i segreti che condivide. Segreti che possono tenerli uniti o farli crollare quando vengono svelati. E ora lei, Mariamma, che non era al corrente di alcun segreto, sa tutto; sono una grande, maledetta, felice famiglia…”