Susanna Mary Clarke è una scrittrice inglese di romanzi fantasy, conosciuta principalmente per il suo romanzo “Jonathan Strange & il signor Norrell” pubblicato con Fazi Editori nel 2020, vincitore, tra gli altri, del Premio Hugo per il miglior romanzo, del Premio World Fantasy e del Premio Locus per la miglior opera prima.
Nasce il 1º novembre 1959 a Nottingham. Figlia maggiore di un ministro metodista, trascorse la sua infanzia tra l’Inghilterra del Nord e la Scozia. Scrive poi “Piranesi” edito da Fazi Editori nel 2021; un altro bestseller internazionale premiato con il Women’s Prize for Fiction. “Il Bosco d’inverno” esce il 1 novembre 2024.
Leggo in anteprima questo libro grazie alla collaborazione con Fazi Editori che ringrazio.
Confesso che non avevo ancora letto nulla di Susanna Clarke e “Il bosco d’inverno” mi ha attirato per la meravigliosa copertina. Come sapete non mi tiro indietro davanti a letture a me non congeniali e quindi quale migliore occasione per provare uno stile così diverso dal mio solito.
Inizio dicendo che non è un romanzo ma piuttosto una fiaba resa molto interessante grazie alle illustrazioni di Victoria Sawdon che sono a dir poco meravigliose. L’intero volume si compone di sessantacinque pagine e ogni pagina ricorda appunto i libri di fiabe che leggevo da bambina dato che sono corredate di una piccola parte scritta ma tutto il resto è illustrato. Anche questo aspetto mi ha fatto piacere perchè appunto mi ha ricordato i miei primi approcci alla lettura e sicuramente è un libro che può essere letto a dei bambini.
Il bosco d’inverno è di fatto l’ambientazione della nostra storia; Merowdis e sua sorella Ysolde sono in carrozza attraverso i campi silenziosi mentre inizia a nevicare è il periodo di Natale. Sono dirette a una visita di cortesia. La sorella organizza queste uscite per aiutare Merowdis a soddisfare il suo bisogno di stare nella natura. La ragazza infatti ama molto sia gli animali, di cui si occupa personalmente, sia gli alberi e gli spazi esterni, ma ovviamente la famiglia non vede di buon occhio che lei vada in giro da sola nei boschi.
E’ accompagnata dai suoi cani Pretty, Amandier e la maialina Apple e non appena raggiungono il cancello della tenuta scendono dal calesse per avventurarsi nel bosco. Qui inizia un viaggio introspettivo tra i pensieri di Merowdis, dei cani, della maialina e anche degli alberi e degli animali selvatici che incontrano. La ragazza parla con tutto quello che la circonda, anche con i ragni che a suo dire comunicano con le ragnatele che tessono, e confida loro i suoi turbamenti.
“…In risposta, il ragno piantò lì la prima ragnatela e ne cominciò un’altra, perché la seconda era un trattato ben argomentato sull’importanza dell’amicizia e su ciò che gli amici si dovevano reciprocamente….Se mai aveste l’occasione di imparare ciò che è scritto nelle ragnatele, sfruttatela. I ragni scrivono fin dalle origini del mondo e conoscono cose molto interessanti…”
Lei voleva essere suora, ma non ha l’obbedienza necessaria, l’alternativa è il matrimonio, ma anche quello non era un buon piano. Tutto quello che vorrebbe è un bambino tutto suo. Un bambino nato in inverno per portare il sole nell’oscurità. Intorno a questi pensieri e intorno a lei iniziano a radunarsi una serie di animali; una volpe, un merlo e anche una strana visione con uno strano fagotto in braccio; un bimbo d’inverno. Questa apparizione segnerà la vita di Merowdis e non volendo anche di sua sorella Ysolde.
“…Lei non capisce, disse Amandier. Non può capire. Un tale amore, alla fine, la ucciderà. Gli uomini non sono destinati a vivere nei boschi. No, disse tristemente Apple. Capisce perfettamente. I santi compiono azioni sconvolgenti. E’ questo che li rende santi…”
Questa a grandi linee la trama. Ovviamente il finale rimane vostro perché dovete leggere il libro per scoprire come va a finire. Vi dico solo che Merowdis sarà felice a modo suo.
Di seguito alla storia trovate una postfazione dell’autrice dove spiega alcuni passaggi della storia e di come è stata ispirata per “Il bosco d’inverno” e anche una parte dell’ispirazione per “Piranesi”.
Il bosco d’inverno è il luogo ma è anche uno stato d’essere. L’inverno viene visto da tutti come un periodo triste nel quale anche la natura si riposa e tutto tace, per alcuni invece ci sono suoni e colori anche in questa stagione.
Il desiderio di un bambino in inverno rappresenta forse la speranza che anche nelle ore più buie e fredde non deve mancare? Merowdis sicuramente non teme né il freddo né il buio anzi si trova a suo agio a camminare da sola nel bosco silenzioso che poi così silenzioso non è. Un punto interessante è sicuramente il riferimento agli alberi che hanno voce e coscienza.
Anche qui ognuno la vede a suo modo. Personalmente io come Merowdis adoro Il bosco d’inverno. Lo trovo pieno di pace e sono d’accordo con il fatto che anche le piante come gli animali abbiano una voce che solo pochi possono sentire.
La nostra protagonista viene definita dalla sorella una santa e per questo con lei bisogna avere pazienza perché i santi fanno cose da santi che non tutti possono capire fino in fondo.
“..Santi!…Tu hai delle visioni. Non riesci a vedere alcuna differenza tra animali e persone. Non riesci a vedere alcuna differenza tra ragni e persone. E sei realmente felice solo quando sei in chiesa. O in un bosco!..Una chiesa è una specie di bosco. Un bosco è una specie di chiesa. In realtà sono la stessa cosa…”
Non è questa una definizione poetica per descrivere una sorta di disturbo mentale? L’ho trovato molto delicato e azzeccato per dare voce a qualcosa che solitamente viene evitato o che viene usato solo per evidenziare aspetti negativi.
Punto ancora più importante.
Apple…la maialina.
L’autrice scrive: ”E poi ovviamente ho aggiunto un maiale, perché nei libri dovrebbero essercene di più”.
Sono pienamente d’accordo!