I Baffi Recensione Libro di Emmanuel Carrère

I Baffi di Emmanuel Carrère, surreale e magnetico, un romanzo non-sense che lascia in testa più domande che risposte, ma che piacere leggerlo.
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I Baffi di Emmanuel Carrère, surreale e magnetico, un romanzo non-sense che lascia in testa più domande che risposte, ma che piacere leggerlo.

Emmanuel Carrère, l’Autore del Romanzo Distopico “I Baffi” è  uno scrittore, regista e sceneggiatore francese. Laureato all’Istituto di Studi Politici di Parigi, è figlio di Louis Carrère e della sovietologa e accademica Hélène Carrère d’Encausse, prima donna ad essere eletta nell’Académie française, figlia di immigrati georgiani che fuggirono la Rivoluzione russa.

I suoi esordi sono stati nella critica cinematografica, per «Positif» e «Télérama». Il suo primo libro, “Werner Herzog”, un saggio, è stato pubblicato nel 1982.

Il suo esordio come romanziere risale invece al 1983 con “L’amico del giaguaro”. Nel 1986 esce “I Baffi” (da cui nove anni dopo lo stesso Carrère ha tratto l’omonimo film).

I Baffi di Emmanuel Carrère

i baffi

“Che ne diresti se mi tagliassi i baffi?” Con questa innocente domanda inizia il libro “I baffi”. Da questa proposta fatta alla moglie Agnes un po ‘ per scherzo inizia il dramma del nostro protagonista.

Ci troviamo a Parigi e viviamo le vicende di questo architetto che ,una sera come tante prima di andare a cena da amici, nella vasca da bagno mentre è intento a prepararsi a uscire si chiede come starebbe senza i suoi baffi.

La moglie prende questa domanda per quello che è e risponde che può fare cosa preferisce a patto che si sbrighi perché sono in ritardo. Si presenta quindi alla moglie rasato e preparato a vedere su di lei l’espressione sorpresa alla novità sul suo viso glabro e invece non succede nulla.

A cena i suoi amici non notano nulla e lui torna a casa triste e quasi arrabbiato perché pensa che Agnes, solita fare scherzi, abbia messo in scena questo teatrino apposta per schernirlo. Di ritorno a casa la affronta e lei risponde che non ha fatto nulla perché non è cambiato nulla sul suo viso.

Lui non ha mai avuto i baffi. Il nostro protagonista ,di cui non sappiamo il nome, inizia quindi a dubitare della sanità mentale sua o di sua moglie. Ricerca foto a dimostrazione della sua tesi ma non le trova. Tutto è sparito.

Spariscono anche gli amici di sempre che potevano testimoniare la sua verità e nella sua mente inizia a farsi strada l’idea che stiano cercando di farlo internare per liberare la strada alla relazione tra sua moglie e il suo amante.

L’unica soluzione è anticiparli e fuggire lontano così che non possano trovarlo e dove nessuno lo ha conosciuto con i baffi. Si rifugia a Hong Kong e inizia ad analizzare il suo turbamento.

“…Scosse la testa. Pazienza, non era grave, non ne avrebbe certo fatto una malattia. E l’esperimento, se non altro, avrebbe avuto il merito di dimostrare che i baffi gli stavano bene…”

I baffi” è un testo strano ma accattivante. La storia è surreale ma al tempo stesso significativa. Come appariamo al mondo fa di noi quello che siamo? Le persone che percezione hanno di noi e del nostro aspetto? Cosa succederebbe se all’improvviso un evento in apparenza innocuo cambiasse la nostra vita e non ci riconoscessimo più? 

Molti sono i temi che emergono dopo un’azione semplice come radersi i baffi e affrontarli non è semplice e il nostro protagonista lo sperimenta sulla propria pelle. 

Per fare un parallelismo potremmo pensare ai recenti eventi che hanno cambiato la vita di molti di noi. Un lockdown improvviso ha stravolto le nostre certezze.

Stare a casa in un luogo a noi familiare ha però scatenato una serie di ragionamenti e dubbi che normalmente non ci erano passati nemmeno per la mente. La nostra immagine è mutata con le mascherine e non ci siamo più riconosciuti quasi neanche allo specchio. 

Quindi quanto conta ciò che diamo all’esterno e quanto influisce su ciò che siamo all’interno? Personalmente durante la pandemia non dico di aver pensato fosse uno scherzo, ma sicuramente in prima battuta ho pensato sarebbe durato poco e che tutto avrebbe continuato come sempre invece più passavano i mesi e più la speranza diminuiva e mi rendevo conto che tutto era cambiato e come prima non sarebbe più tornato. 

Il nostro protagonista con “I baffi” affronta un dilemma simile con la differenza che può scappare e sparire, cosa che avrei voluto fare anche io ma non potevo. Il problema è che anche a chilometri di distanza il dilemma lo segue così come i suoi baffi. La vita allora non ha più senso e tanto vale vivere su un traghetto o su una spiaggia senza niente da avere e niente da perdere.

 “I baffi” parte da un argomento quasi sciocco ma arriva a trattare questioni molto meno superficiali di una rasatura (che tra l’altro si risolve in qualche settimana di attesa). Le persone più care in questo caso non sono d’aiuto anzi aumentano l’incertezza e l’angoscia. Dalle righe questo sentimento si percepisce e se proviamo a pensare di vivere un’esperienza analoga allora cosa faremmo? Io probabilmente eviterei di tagliarmi i baffi.

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“…Quando l’autobus attraversava le zone ombreggiate cercava di cogliere il proprio riflesso nei vetri coperti di polvere e insetti morti. Aveva i capelli incollati dal sale, i baffi gli solcavano il viso in un tratto nero, ma tutto ciò ai suoi occhi non aveva più molto senso. Nessun progetto lo teneva ancorato, se non quello di farsi un bagno, appena tornato in albergo, e piazzarsi sul terrazzo davanti al Mar della Cina…”

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