Good American Family. Molto più di una Serie TV drammatica, molto più di un momento di riflessione. “Good American Family” è una terribile storia vera, fatta di dolore, menzogne, ingiustizia.
In onda su Disney+ con una straordinaria interpretazione di Ellen Pompeo che per una volta lontana da “Grey’s Anatomy” conferma la sua bravura e l’innata capacità di emozionare il pubblico, anche attraverso personaggi molto difficili come quello di Kristine Barnett.
Questa non è certo una Serie TV per Famiglie, di quelle che intrattengono in una noiosa serata primaverile, è un percorso angosciante in otto puntate, che lascia lo spettatore allibito, senza parole, impietrito.
Quanto narrato è drammaticamente reale, seppur con qualche licenza televisiva e narrativa, la storia nel suo completo è un fatto di cronaca giudiziaria che realmente ha sconvolto il recente passato degli Stati Uniti.
Good American Family, una Riflessione sulla nostra Società
Come sempre, questa non vuole essere una Recensione fine a se stessa, non parleremo delle capacità degli attori, della trama, della colonna sonora che tuttavia possiamo dire essere di livello eccellente.
La nostra è una riflessione, un’analisi, un approfondimento culturale e sociale per capire cosa questa Serie TV ci ha lasciato, il messaggio, nel bene e nel male.
Nonostante una prima parte, in cui fondamentalmente viene raccontata la versione di Kristine, è quasi impossibile non empatizzare con la figura di Natalia Grace, merito di un’interpretazione magistrale di Imogen Faith Reid, bravissima attrice che come il suo personaggio è affetta veramente da una forma di nanismo.
Una bambina o una ragazza di 22 anni? Forse nessuno lo saprà mai con certezza perché l’opinione di medici, giudici, assistenti sociali, conoscenti è molto variegata e differente.
Sappiamo con certezza che la protagonista, suo malgrado, di “Good American Family” è una persona che ha sofferto molto, tantissimo in realtà.
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Una bambina o ragazza, poco importa, Natalia ha vissuto un’esperienza drammatica che avrebbe sconvolto la vita di chiunque.
La sua sindrome, tra l’altro molto rara se non addirittura unica nel suo genere, non lascia scampo nel suo paese d’origine, l’Ucraina, considerando che i fatti originali risalgono ormai ai primi anni 2000.
Non sappiamo chi abbia gestito il suo trasferimento negli Stati Uniti e i successivi affidamenti ma di certo, anche se con metodi fuori dalla legge, il risultato è che Natalia oggi è ancora Viva e forse questo dovrebbe essere l’unico aspetto veramente importante dell’intera vicenda.
Non ce la sentiamo neanche di puntare il dito sui Barnett, una Famiglia come tante che già stava affrontando le difficoltà del crescere una ragazzo nello spettro dell’Autismo e ciò nonostante ha aperto le porte anche a quella che credevano essere una bambina in difficoltà.
Se c’è qualcuno che ha sbagliato in tutta questa drammatica vicenda, e stiamo parlando della storia vera oltre che ovviamente della Serie TV, è il sistema nel suo complesso.
Un sistema, una società, un mondo ingiusto!
Agenzie di Adozioni che anziché pensare al bene delle Persone, guardano solo al business, così come troppi medici che si fanno comprare tranquillamente senza alcuna remora.
Poi c’è una giustizia incapace di comprendere le situazioni, con magistrati che prendono decisioni, basandosi su quanto dichiarato da esperti corrotti, distruggendo vite, come se l’essere umano, non fosse altro che un oggetto, da comprare, vendere, buttare.
La nostra riflessione, ci porta ad un’agghiacciante constatazione, ad un pensiero che ci fa rabbrividire ma che è dannatamente reale, non solo negli Stati Uniti ma anche qui, in Italia.
“Good American Family” ci mostra il lato oscuro della nostra Società, del sistema che è stato creato per essere al servizio di chi lo può controllare con denaro, influenze, amicizie.
Se Natalia, bambina o ragazza, non avesse incontrato Cynthia, che per puro caso si è incuriosita e preoccupata, di fronte a questo essere umano in difficoltà, probabilmente oggi non ci sarebbe più, la sua Vita sarebbe già finita chissà dove e chissà come, nel silenzio.
Medici, Giudici, Servizi Sociali, funzionari delle Agenzie di Adozioni. Protagonisti indiretti che hanno fatto il loro interesse, fregandosene della persona, della bambina, della ragazza, di Natalia.
Questo fa male perché è reale, lo vediamo anche nel nostro paese, ogni giorno, chi ha il denaro accede alle cure migliori, alla giustizia migliore, ai servizi migliori.
L’Ingiustizia sociale, è reale
Chi ha le amicizie giuste, raggiunge vette che per tutti gli altri sono solo baluardi impossibili da trovare.
Quante Natalia ci sono oggi nel mondo, e quante “Good American Family” vengono distrutte da errori giudiziari, sanitari, burocratici?
Tutto questo fa rabbrividire, fa male, dimostra che anni di progresso, evoluzione, diritti, crescita democratica, in realtà non sono serviti a nulla perché nella realtà, nella prova dei fatti, nella quotidianità, è tutto solo teorico.
In conclusione, oltre a sottolineare ancora una volta la magistrale interpretazione di Imogen Faith Reid che ci ha davvero sconvolto, oltre che emozionato, portando ad un livello altissimo il suo lavoro di attrice e di conseguenza la stessa Serie TV, vorremmo fare un’ultima considerazione.
Viviamo, almeno noi occidentali, in un mondo fatto di tante belle parole, di battaglie per l’uguaglianza, di manifesti culturali per il rispetto globale e universale.
Molti dei maestri della comunicazione, dei personaggi che dettano la linea e che predicano ciò che è più giusto e ciò che in realtà è sbagliato, sono gli stessi che non conoscono minimamente il mondo vero.
Hanno potere, denaro, conoscenze. Per loro la Vita è totalmente differente da quella di ognuno di noi che ogni maledetto giorno dobbiamo provare a sopravvivere, nonostante le ingiustizie, le prevaricazioni, nonostante loro.
Se “Good American Family” ci ha insegnato qualcosa, è che forse dovremmo alzare la voce, farsi sentire, gridare la nostra rabbia, prenderci ciò che è nostro.