Ilaria Tuti è una scrittrice italiana, più precisamente Friulana (ci tengono alla specifica in quel lato d’Italia). Esordisce nel 2018 con questo Thriller “Fiori Sopra l’Inferno” e ne fa una saga. Segue “Ninfa dormiente” nel 2019 di cui parleremo nella prossima recensione.
La saga ha come protagonista Teresa Battaglia. Commissario donna, sessantenne in un mondo di uomini e di assassini. Lei intelligente, acuta, osservatrice e ruvida svolge il suo lavoro come nessuno. La sua squadra la circonda e la protegge da se stessa e dai pericoli che incontra sul suo cammino mentre risolve il mistero che le è toccato.
Nel primo libro, “Fiori sopra l’inferno”, ci troviamo in Trentino a Tavernì un piccolo paese di montagna abitato da un folto gruppo di persone che tutelano il loro territorio e le proprie storie personali. Un luogo incontaminato tra i boschi che nel recente passato ha visto accendersi l’attenzione grazie ai molti turisti affascinati dalle condizioni del luogo.
Neve e montagna la fanno da padrona e non sono tardati ad arrivare gli investitori per sfruttare la zona con piste da sci e nuovi resort in cui far alloggiare i turisti.
Questo però ha disturbato qualcuno.
Nei boschi viene ritrovato un cadavere senza occhi, il capo ingegnere del cantiere del nuovo comprensorio sciistico, e la nostra Teresa viene chiamata per trovare il colpevole. Parallelamente viene introdotta una strana storia che riguarda una strana struttura austriaca nell’anno 1978.
Ci sono neonati che vengono accuditi in maniera singolare da infermiere con un patto di segretezza che fa storcere il naso ad Agnes, la nuova arrivata, che in poco tempo fa smantellare il tutto. Il problema però non viene risolto e ci troviamo nel 1993 e con ancora 2 bambini che devono vivere in quel modo bizzarro e del tutto isolato.
Nel corso delle indagini Teresa avrà da insegnare i trucchi del mestiere al nuovo arrivato, l’ispettore Massimo Marini. La nostra Commissario non è una donna dai modi troppo gentili e lo fa capire al povero Marini fin dal loro primo incontro. Nonostante tutto emerge che i due hanno un segreto che in qualche modo li accomuna e li rende più simili di quello che pensano.
Non farò spoiler sul finale e sulla trama di “Fiori sopra l’inferno” più di così perché rischierei di dire qualcosa che possa tradire il colpevole e allora non avrebbe più senso leggere il libro.
Una cosa la posso dire. Un lettore minimamente abituato ai gialli e ai thriller capirà da quasi metà lettura la vera identità dell’assassino. Non è un complimento il mio, come si può capire, perché da questo particolare si può dedurre che la lettura risulti noiosa e scontata. Pochi sono i colpi di scena e le parti che ti lasciano con il fiato sospeso.
Tutto scorre come una linea retta senza troppe deviazioni che invece fanno del thriller il genere che è. L’idea di base della storia è in realtà molto ben studiata e molto interessante ma probabilmente avrei preferito fosse trattata meglio. Meno descrizioni interminabili e qualche colpo di scena inatteso sarebbero stati la ciliegina sulla torta per questo assassino che alla fine così terribile non è (ecco ho detto troppo).
“..«Forse loro vedono il mondo meglio di noi. Vedono l’inferno che abbiamo sotto i piedi, mentre noi contempliamo i fiori che crescono sul terreno. Il loro passato li ha privati di un filtro che a noi invece è stato concesso. Questo non vuol dire che abbiano ragione a uccidere, o che io li giustifichi»
«E allora che cosa significa?»
«Che in un lontano passato hanno sofferto e quella sofferenza li ha trasformati in ciò che sono. Io questo non lo posso dimenticare»..”