David di Donatello: Disastro, Specchio di un Cinema Malato

Pressapochismo, cerimonia imbarazzante, richieste di denaro pubblico per un settore autoreferenziale, ecco perché il flop dei David di Donatello era prevedibile
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Pressapochismo, cerimonia imbarazzante, richieste di denaro pubblico per un settore autoreferenziale, ecco perché il flop dei David di Donatello era prevedibile

David di Donatello 2025 – il Disastro. Meno male che poche ore dopo abbiamo avuto l’elezione del nuovo Papa, altrimenti il flop dei David di Donatello avrebbe avuto proporzioni assolutamente bibliche. 

Un disastro annunciato per un evento che vorrebbe scopiazzare gli Oscar o altre premiazioni internazionali, senza tuttavia riuscire a distaccarsi dal provincialismo italico.

Verrebbe da chiedersi se sia ancora una manifestazione necessaria, dal momento che senza i soldi pubblici, il cinema italiano sarebbe già morto da tempo e anziché prenderne atto, c’è pure qualcuno come Pupi Avati che ci fa la morale. 

David di Donatello, una raccolta di fondi (pubblici)

Vogliono altro denaro, per far cosa nessuno lo sa visto che la qualità è ormai ridotta ai minimi termini ma tant’è. 

La drammatica esibizione alla presentazione di uno spaesato Mika e di un annoiata Elena Sofia Ricci, è stata la perfetta cartina di tornasole per un settore ormai decadente. 

Spiace perché chi scrive ama il Cinema e vedere la Patria dei grandi Film d’autore ormai ridotta ad accattonaggio di vil denaro pubblico, è alquanto imbarazzante e mortificante. 

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Non commentiamo i premi, il red carpet e gli ospiti internazionali perché le drammatiche immagini del nulla totale le avrete ormai certamente viste tutti ma una riflessione va fatta perchè qualcosa deve cambiare. 

Anziché piagnucolare, il Cinema Italiano dovrebbe staccarsi dalle solite logiche clientelari e tornare ad essere ciò che è stato in tempi neanche poi così lontani. 

Le piattaforme streaming stanno cambiando il grande schermo e ai David di Donatello in pochi l’hanno capito. 

L’Epoca dei soldi facili è finita, per tutti, anche per i registi e gli “attorini” locali che come qualsiasi lavoratore precario, devono imparare a rimboccarsi le maniche e pedalare.

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