Storia del Conclave: segreti e record della scelta papale

Aspettando la Fumata Bianca, ripercorriamo la storia di un evento tra i più simbolici e misteriosi al mondo, il Conclave di ieri, di oggi e forse anche domani
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Aspettando la Fumata Bianca, ripercorriamo la storia di un evento tra i più simbolici e misteriosi al mondo, il Conclave di ieri, di oggi e forse anche domani

Storia del Conclave. Dalla clausura medievale alla scelta papale nel XXI secolo, il Conclave, cuore pulsante della Chiesa Cattolica, è uno degli eventi religiosi più affascinanti e misteriosi del mondo.

Non si tratta soltanto di una cerimonia ecclesiastica, ma di un processo carico di storia, simbolismo e impatto globale.

Ogni volta che la sede di San Pietro è vacante, gli occhi del mondo si puntano sulla Cappella Sistina, in attesa della fumata bianca.

Ma come nasce questo rito secolare? Quali sono stati i suoi momenti più lunghi, più brevi, più drammatici? E come si svolge oggi?

Le origini: il primo Conclave della storia

La parola “Conclave” deriva dal latino cum clave, cioè “chiuso a chiave”. E non è un caso: fu proprio la necessità di isolare i cardinali per evitare interferenze esterne a portare alla sua istituzionalizzazione.

La nascita ufficiale avvenne nel 1274 con la Costituzione apostolica “Ubi periculum” emanata da Papa Gregorio X durante il Concilio di Lione II. Ma la vera svolta avvenne qualche anno prima, in una delle elezioni papali più drammatiche della storia.

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Il più lungo: Viterbo 1268-1271

Alla morte di Papa Clemente IV nel 1268, i cardinali si riunirono a Viterbo, una piccola città nel Lazio, per eleggere il nuovo pontefice.

Quella che doveva essere una riunione di poche settimane si trasformò in un’agonia lunga ben 33 mesi, il Conclave più lungo mai registrato nella storia.

I cardinali erano profondamente divisi tra fazioni francesi e italiane, e nessuna riusciva a ottenere la maggioranza dei due terzi.

Fu la popolazione esasperata a intervenire: chiusero i cardinali a chiave, razionarono il cibo e rimossero il tetto del palazzo per esporli alle intemperie. Alla fine, fu eletto Tebaldo Visconti, che nemmeno era cardinale: divenne Papa con il nome di Gregorio X.

Il più breve: una scelta quasi istantanea

All’estremo opposto, il Conclave più breve della storia durò solo poche ore. Accadde nel 1503, quando, dopo la morte di Papa Pio III (che regnò per soli 26 giorni), i cardinali si riunirono ed elessero rapidamente Giulio II, conosciuto come il “Papa Guerriero“.

Il voto fu talmente unanime e rapido che si concluse nella stessa giornata dell’apertura del Conclave. Un’elezione lampo che dimostra come, talvolta, l’urgenza e la chiarezza politica possano accelerare anche i riti più solenni.

Il Conclave oggi: tra rito, tecnologia e attese globali

Nel XXI secolo, il Conclave mantiene intatto il suo fascino millenario, pur adattandosi alla modernità.

Dopo la morte o la rinuncia di un Papa, come nel caso storico di Benedetto XVI nel 2013, i cardinali elettori – oggi 133 (mai così tanti) tutti sotto gli 80 anni – si riuniscono in Vaticano.

La Cappella Sistina viene bonificata da dispositivi elettronici per garantire la segretezza assoluta. I cardinali alloggiano nella residenza di Santa Marta e si muovono secondo un rigido cerimoniale.

Ogni giorno si tengono fino a quattro votazioni, e l’attesa cresce con ogni fumata nera che esce dal comignolo. Solo alla fumata bianca il mondo sa: Habemus Papam.

Ma il Conclave di oggi è anche un evento mediatico planetario. Milioni di persone seguono in diretta streaming ogni minimo segnale dal Vaticano. La figura del Papa, oltre a essere guida spirituale per oltre un miliardo di cattolici, è anche un attore globale su temi cruciali: ambiente, giustizia sociale, pace.

Una riflessione: perché il Conclave parla a tutta l’umanità

In un’epoca di iper-connessione, velocità e perdita di senso, il Conclave rappresenta un raro momento di sospensione. È un tempo che si sottrae alla frenesia, in cui uomini di fede si ritirano per discernere, pregare, scegliere.

Il mondo, per un attimo, si ferma ad aspettare. E in quell’attesa c’è qualcosa di profondamente umano, che parla a credenti e non credenti.

Il Conclave, con le sue antiche regole, ci ricorda che la leadership – spirituale o civile – dovrebbe nascere non dall’urgenza del potere, ma dalla profondità del pensiero, dal silenzio, dalla responsabilità collettiva. È una lezione che il mondo contemporaneo, smarrito tra leader effimeri e algoritmi decisionali, farebbe bene a rileggere.

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