L’Arca è il simbolo della Salvezza ma anche della Rinascita, è l’immagine della Fine che prova a ripartire con un Nuovo Inizio.
La sua Storia legata alla Cultura Giudaico-Cristiana non conosce confini e anche il più scettico degli Atei conosce questa Parabola che nella sua infinita saggezza, in un certo senso vuole metterci in guardia, ancora oggi da ciò che il nostro comportamento può causare.
Uno dei maestri dell’Arte e della Fotografia contemporanei più interessanti e innovativi è sicuramente Antonio Biasiucci nato a Dragoni nel 1961 da molti anni il suo Lavoro si ispira a una versione assoluta del linguaggio.
Le sue Opere sono complesse, difficili da realizzare e da comprendere ma precise e puntuali, capaci di semplificare il gesto fotografico in un continuo rinnovamento di forme alla ricerca di simboli assoluti.
Fino al 6 Gennaio la sua Mostra nelle sale delle Gallerie d’Italia in Torino con oltre 250 fotografie esposte, per la prima volta troviamo tutti i diversi capitoli del “poema utopico” di Antonio Biasiucci.
Sequenze di immagini e opere singole, si miscelano alla perfezione esaltando lo sforzo di realizzare una rappresentazione poetica ed estesa della vita degli esseri umani, toccando i temi profondi dell’esistenza, gli elementi essenziali del vivere partendo sempre dall’esperienza personale, dagli elementi autobiografici che hanno per prima cosa formato il carattere e la sensibilità del Biasiucci.
Troviamo i grandi temi ancestrali: il sapere, la base dell’alimentazione o il cielo stellato.
A sorprendere il visitatore ci sono i volumi dell’archivio del Banco di Napoli qui nella serie Codex che vengono decontestualizzati come elementi architettonici e basamenti per nuove costruzioni.
L’artista affronta anche contenuti di grande attualità, come il dramma dei migranti, cui si ispira la serie The dream.
Antonio Biasiucci cerca attraverso le sue immagini di raccontare una visione del mondo che non molto si discosta da un certo pensiero unico dominante, l’Arte in questo caso diventa uno strumento politico per lanciare un determinato messaggio che sarà poi il visitatore a giudicare.
Affascinante è il nero profondo in cui tutto o quasi è avvolto nelle fotografie di Antonio Biasiucci, si richiede allo spettatore uno sforzo particolare, lasciarsi trasportare dallo stupore per poter vivere e riconoscere il lampo primigenio, la sorgente, l’origine della vita che riconosciamo in forme che si rivelano dinamicamente in trasformazione.
Tutto ha a che fare con qualcosa di essenziale, come l’Arca che contiene archetipi o come la piramide, la costruzione utopica fatta di tanti possibili tasselli, di uno sforzo e di un sogno di assoluto.
Tra i vari Lavori del Maestro Antonio Biasiucci, compaiono anche testimonianze di Mimmo Paladino. I suoi disegni primitivi, i suoi numeri incisi nel nero dell’inchiostro dialogano alla perfezione con gli scatti del Biasiucci che non ha caso a scelto Paladino come sua “guest” in questa mostra.
Stiamo parlando di qualcosa di molto elevato o almeno così vuole essere nelle intenzioni, non è una Mostra semplice ed adatta a tutti. C’è molto da lavorare su noi stessi per comprendere appieno questo lavoro.
Siamo lontanissimi dal Pop e dalla Cultura di cui spesso parliamo sul nostro Magazine ma anche questa esperienza rientra appieno nella visione vera ed autentica della Cultura Contemporanea che vogliamo raccontarvi.
Fino al 6 Gennaio, la Mostra vi Aspetta alle Gallerie d’Italia a Torino